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La mia primissima newsletter è del 20 marzo 2024.
Perciò oggi mi pare il mercoledì ideale per festeggiare un anno di Substack!
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Tanti auguri a te,
tanti auguri a te,
tanti auguri a te: Dio delle parole che miracolosamente trovano senso su una pagina bianca.
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Spegnerò una candelina. Anzi, proprio una candela visto che in casa gira solo quella: al profumo di mirtillo rosso e superstite di due traslochi. Non finisce mai perché non ricordo mai di accenderla prima di scrivere.
Eppure i post motivazionali di gente ispirata dicono altro. “Crea il tuo angolo caldo”, scrivono. “Una bella scrivania ordinata (vero, Ale?), un fiore, una tisana e una candela accesa ti aiuteranno a trovare la tua voce”.
E tutte le cazzatine che fanno impazzire gli aspiranti scrittori, me per prima.
Intendiamoci, io ho un’ammirazione incondizionata per chi riesce a tenere ordinato qualcosa nella propria vita. Tanto di cappello. La tisana, quella no però. Non la perdono a nessuno (ok a te sì, Enrica, ma solo perché sei tu).
Santa pazienza che schifo le tisane, bisogna volersi male. Secondo me si scrive meglio con un bel calice di pecorino marchigiano.
Comunque. Senza candela, ma con la baraonda da studentessa universitaria che mi contraddistingue (sorry, Michi) e due gatti appiccicosi e scorbutici, siamo qui.
Un anno e 53 post dopo, sono orgogliosissima.
Non ci avrei scommesso, invece siamo stati insieme in Egitto, in Himalaya, in Mongolia, in Armenia, in Colombia, a Pechino e a Capo Verde. E nelle mie storie immaginate – o forse no? – milanesi, fiorentine, napoletane, madrilene. E poi la prof. assassina, il Babbo Natale assassino, i vicini di casa assassini, l’intelligenza artificiale assassina...
E ora che lo scrivo, mi domando: chissà perché le mie storie finiscono sempre con un bel po’ di morti ammazzati?
Risposta semplice: cerco di scrivere quello che leggerei volentieri. E se in un libro o in una serie tv non muore qualcuno entro i primi 5 minuti, io mi addormento. Per rispetto vostro, cerco di tenervi svegli.
Conclusione? Avete tanta pazienza voi che leggete e quindi GRAZIE. Soprattutto a chi la mattina mi risponde con un’e-mail, un messaggio, pubblica un commento o mette un like: mi fate sentire un po’ meno cretina a scrivere da sola.
Ora, più che un compleanno sembra un addio?
Un po’ lo è. Ho deciso di rallentare. Non smettere, eh – qualcosa il mercoledì arriverà. Solo, non sempre. E lo faccio per un validissimo motivo: sto scrivendo il terzo libro.
Visto che scrivere non è il mio vero lavoro, ce ne è un altro a pagarmi l’affitto, devo ritagliare un po’ di tempo.
Chi mi legge da un po’ dirà: okay, ma il secondo dov’è?
È con il Dio dell’editing e del mare di lacrime chiamato “trovare una casa editrice”.
E giuro, preferirei scrivere 17 vocabolari piuttosto che occuparmi di marketing e pubblicazione.
Il secondo romanzo tergiversa a diventare pubblico, ma c’è ed è bellissimo. Almeno a sentire quelle sante donne e due uomini che l’hanno letto. Faccio finta di non ricordarmi che sono tutti molto di parte e mi convinco siano invece giudici integerrimi.
Il terzo ce l’ho tutto in testa. Spoiler: muore un sacco di gente, ma proprio tanta, c’è un’apocalisse di mezzo.
E, ovviamente, sarà un libro stupendo. Perché, come per i viaggi, il più bello è sempre il prossimo.
Però io sono la mamma del nuovo romanzo e si sa: “ogni scarrafone è bello a mamma sua”. Quindi prendetemi con le pinze.
Devo farlo nascere questo scarrafone. Così almeno amici e famiglia potranno farmi i complimenti e io potrò pensare al quarto.
Magari incrociate le dita per me e per il romanzo che deve nascere. La candela al mirtillo rosso è pronta, il vino bianco è a fresco e voi state lì, che ogni tanto passo.
A presto,
Gaia
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Auguri! 🎁 ti seguo da qualche mese ma non da un anno quindi mentre tu scrivi romanzi, io andrò a recuperare una quarantina di post 😊 in bocca al lupo!
Bene Gaia aspetto notizie per il tuo secondo libro! Io amo i gialli e ne leggo molti, aspetterò il tuo ma spero non sia così tragico come quello della professoressa che mi ha lasciata interdetta!!!!!